Le isole dei Caraibi sono un universo di mare solcato dalla storia, un mondo 
di oceano e quiete, dove il turismo e gli abitanti locali, nè ricchi, nè 
poveri, nè aperti nè chiusi, nè pigri nè industriosi, hanno trovato un buon equilibrio tra sviluppo e ritmo isolano. Gente che non corre verso il 
progresso, che si accontenta di poco e si gode la vita, sorride sia che tu 
approdi sulla loro isola oppure no, che tu beva un punch nel loro cafè o in 
quello accanto. Vale la pena di esplorarlo a fondo l’universo Caribe, dalle 
isole più piccole e sperdute, a quelle più grandi ed organizzate. Bulbo 
Matto è pronto a ripartire da gennaio ed il suo Capitano Fulvio Croce 
instancabile organizzatore mette a punto i dettagli per accogliere i patiti 
di mare e vela, quest'anno collaborato dal marinaio Giuseppe detto Niki. Sul nostro sito www.archeosailing.com i periodi e gli 
itinerari disponibili (10gg/11 notti) con imbarco alla cabina e le 
condizioni per far parte dell’ equipaggio. Questo in larga massima 
l’itinerario della stagione 2014: siete pronti a partire? ALLA SCOPERTA DEI 
VERI CARAIBI: VELA E TREKKING CON BULBO MATTO. Dalle piccole Antille 
dell’estremo sud, Trinidad e Tobago, rotta verso nord, Grenada, la città con 
il porto principale, la S. Francisco dei Caraibi, e le Grenadine di St. 
Vincent, ben più selvagge non si possono scoprire in meno di una settimana. 
Ci sono molte cose da non perdere: due giorni di snorkeling ai Tobago Cayos, 
atolli e lagune coralline di fronte a Union ed alla piccola Bequia, isoletta 
ben organizzata e molto amata dagli inglesi, dove sopravvive una comunità di 
pescatori di balene. Hanno il permesso di catturarne ancora una all’ anno. 
La minuscola Carriacou, oasi di pace per naviganti, e altri atolli solo per 
vip. Poi i grandi territori francesi di Guadalupa e Martinica, con soste a 
St. Lucia sotto i suoi incredibili Pitons, vulcani spenti ammantati da 
foresta, e Dominica, paradiso del trekking tra cascate e vegetazione 
tropicale da scoprire a piedi. Si prosegue a inizio marzo verso St. Martin, 
con eventuale partecipazione alla Heineken Sailing Regatta, con stop ad 
Antigua, Barbuda, poi a metà marzo le BVI, basse, brulle e coralline, con 
baie da sogno, approdi dolci e riparati. Le isole sono popolate da resort 
eleganti, bar e ristorantini sulle spiagge, piccole marine dove fare 
cambusa. Da non perdere, bagni e immersioni ai Baths, ai Gorda Sounds, ed 
almeno due giorni nella più remota Anegada o a Josh Van Dike, dove si 
incontrano europei o americani, il popolo dei naviganti, che hanno lasciato 
le affollate capitali per godersi questi paradisi naturali. Dai 15 marzo a 
fine marzo si naviga verso Santiago de Cuba, con stop a Portorico e 
Dominican Republic, sino al 15 aprile navigazione costa sud di Cuba, fine 
aprile - 20 maggio, costa sud di Cuba e infine traversata verso Panama. Le 
rotte a vela sono dettate dall’ aliseo, costante, fresco, che accompagna le 
barche e riempie le vele con un gran lasco rassicurante. Meno tranquille le 
tratte di oceano aperto nei canali tra le isole, dove forti raffiche e 
sporadiche bufere possono metterti a dura prova… Ma si sa è questa la vita 
dei marinai! Nel complesso, navigare tra le piccole Antille e viverle senza 
fretta è un vero godimento. I Caraibi non vuol dire solo carnevale per 
turisti, al contrario i "must" sono i tramonti e le fregate in volo, i 
mercatini della frutta sulle barche, i barbecue del venerdì sera con la 
musica degli steel drums ed i canti gospel della domenica. E la gente 
creola, semplice e cordiale da secoli abituata a invasioni una volta 
tutt'altro che pacifiche. In fondo noi velisti europei, siamo solo l’ ultima 
ondata, ma questa volta in cerca di pace e natura, e di una vita dai ritmi 
più umani … le grandi Antille, Porto Rico, Repubblica Dominicana e Cuba 
saranno una scoperta tutta nuova, con lunghe navigazioni tra i cayos, 
trekking a terra nei parchi e sui vulcani e la visita alle capitali 
coloniali di epoca spagnola. Allora, buon vento e buon viaggio! Ma prima: BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO!!
lunedì 2 dicembre 2013
giovedì 3 ottobre 2013
2014 arriviamo! guardate che programma ...
Bulbo Matto: arriviamo! Il periodo di riposo è a metà strada, ma la programmazione è definita e l’entusiasmo già cresce! Questo il progetto per il 2014:
-        ritorno a Trinidad il 10 gennaio, varo e messa a punto della barca
-        rotta verso Grenada e le piccole Antille dal 15/1, primo periodo di relax alle Grenadine
-        partecipazione alla Grenada Sailing Week dal 30/1 al 4/2
-        rotta nord dal 5/2 toccando St. Vincent, St. Lucia, Martinica, Dominica, Guadalupa, Antigua, St. Martin, con escursioni di Vela Trekking, diving e quant’altro..
-        partecipazione alla Heineken Regatta a St. Martin dal 7 al 9 marzo
-        rotta ovest dal 10/3 verso Saba, BVI, USVI, Portorico, Repubblica Dominicana, Cuba
-        periodo di relax tra i Cayos di Cuba, dal 1/4 al 20/5 circa
-        traversata sud dal 21/5 da Cuba a Panama, con soste alle Cayman e alle isole di Providencia e San Andreas
-        dal 30/5 alaggio e messa a riposo di Bulbo Matto a Shelter Bay Marina, Panama, fino a gennaio 2015
In vista quindi un semestre di grande vela, escursioni, relax e un po’ di agonismo. Un semestre di natura, mare e cultura Caraibica, in un clima tropicale, ventilato, sempre piacevole e rilassante. Una vita semplice, in amicizia e con incontri interessanti con i locali e con gli altri navigatori, in stretto contatto con i luoghi e le persone di queste splendide isole.   Caraibi: arriviamo!
Durante questo semestre si propongono vari tipi di vacanza, modulabili secondo la richiesta del gruppo, ed i limiti temporali e geografici sopra indicati:
1)      Tutto mare, vela e relax
Periodi su misura, tipicamente di 11 gg/10 notti, di vela, mare, relax, turismo, diving ed escursioni, secondo il gusto e le esigenze di ciascun gruppo
2)      Vela trekking
Periodi di 11 gg/10 notti, con maggiore attenzione agli itinerari di trekking all’interno delle isole, alla foresta pluviale, alla lussureggiante natura che le caratterizza, ai parchi e alle riserve
3)      Mare e agonismo
Periodi di 11 gg/10 notti che comprendono una delle due regate internazionali in programma, eventi di rilievo, ma caratterizzati da uno spirito agonistico non estremo, e adatti a chiunque abbia almeno una minima dimestichezza con la vela e con le competizioni. Il tipo di partecipazione e la categoria d’iscrizione sarà deciso dallo skipper a suo insindacabile giudizio, secondi il livello di competenza dell’equipaggio
4)      Traversate e navigazioni
Periodi che includono traversate più o meno impegnative e faticose, come quella da Cuba a Panama, adatte a chi vuole cimentarsi con traversate oceaniche vere e proprie, anche in notturna, con carico di turni al timone e alla cucina, con l’esigenza di prevedere flessibilità particolari nelle date, in modo da tenere conto della variabilità del meteo e delle condizioni del mare.
martedì 9 luglio 2013
Bulbo Matto a riposo a Trinidad
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Anche Bulbo Matto si merita un giusto periodo di riposo. 
La nostra valente imbarcazione ci ha portato in sicurezza e senza problemi significativi per oltre 6000 miglia negli ultimi 10 mesi, da Palermo fino a Trinidad, toccando la bellezza di oltre 45 isole abitate. Adesso è lì, fuori dalla zona pericolosa degli uragani estivi, in un bel cantiere insieme a centinaia di altre brche, sotto una copertura che la protegge dal sole e dalla pioggia dei tropici, addirittura con l’aria condizionata dentro onde evitare che la plastica si arrostisca e l’umidità crei muffa in ogni dove. L'organizzazione è impeccabile, non proprio economica (diciamo a prezzi da nord Italia) ma pensano a tutto: controlli settimanali, service al motore, lavori di ogni tipo, grande professionalità.Certo che mi sento un pò orfano della mia amata, ma infine so che esiste altro nella vita, e che un stacco fa bene a tutti.Intanto quest’anno di vela e di novità emozionanti si sedimenta dentro di noi. L’oceano, gli spazi ed i tempi dilatati a dismisura, i tropici, la natura ci hanno arricchito e ci rimangono dentro. Una foto, un meteo, un qualsiasi collegamento fà scattare il ricordo, rivivere la dolcezza di un ancoraggio, di un tramonto, di una traversata esilarante.
E poi si comincia a pensare all’anno venturo. Da gennaio a maggio saremo di nuovo in quel mondo sereno, caldo, morbido. Isola dopo isola, approdi noti e nuovi, bagni, immersioni, passeggiate, esplorazioni. Amici vecchi e nuovi, relax, vela e ancora natura rigogliosa e il piacere di mostrarla a chi ci raggiungerà per condividerla con noi. Il programma è già ben chiaro: da sud verso nord, da Grenada a St. Vincent, verso St. Lucia, Martinica, Dominica, Guadalupa, Antigua, St. Barth e St. Martin, fino a quel paradiso delle British Virgin Islands.
 Magari qualche regata, questa volta. Poi a maggio, nel periodo migliore, l’oceano di ritorno: traversata per Bermuda e Azzorre. A giugno e luglio, nel pieno della stagione, si girano le Azzorre con calma. Ad agosto, col meteo più favorevole, si rientra verso il Portogallo ed il mediterraneo. O forse no! Magari si torna a sud, Marocco, Canarie e a Capo Verde che non conosciamo affatto e meritano tempo e attenzione. Ma questo si vedrà più avanti. 
mercoledì 12 giugno 2013
inverno prossimo, ancora caraibi
Casa dolce casa.. o no?.. Cari amici, sono orfano di Bulbo Matto! Aiuto!
Scherzi a parte, non si può sempre navigare e c'è altro nella vita.. o no?
Ok, è vero, sono un pò confuso, ma sta di fatto che la barca è a Trinidad, in secca e ben guardata e protetta, ed io sarò più o meno nei dintorni fino a Capodanno.
Quasi 50 isole in meno di un anno, 6000 miglia, tanti bordi e tanti amici a bordo. Un lavoro difficile chiuso ed una pensione conquistata. Un bilancio esaltante, non c'è che dire.
E piano piano si comincia a pensare al futuro. La prossima stagione sarà ancora ai Caraibi, a rivedere i posti più belli e a scovarne di nuovi. Ad offrirli ad amici vecchi e nuovi, a godere ancora di questi mari generosi. 
Adesso ho piena contezza di luoghi e condizioni, dei posti migliori (tanti) quelli da evitare (molto pochi). Posso suggerire itinerari e periodi secondo le preferenze personali. Vorrei fare più trekking e immersioni, e avere ancora meno tempi e date da rispettare, se possibile.
I Caraibi sono tanti, tutte variazioni sul tema, isola per isola, da quelle più verdi e rigogliose a quelle con più spiagge o con i fondali più interessanti, da quelle più naturalistiche a quelle più mondane.
Spero di avere tanti ospiti a farmi compagnia, da guidare alla scoperta di questo mondo di natura speciale ma anche di storia recente ma particolare.
martedì 21 maggio 2013
tornando a casa
 Aeroporto di Trinidad, si torna a casa. È terminata la prima stagione di Bulbo Matto ai Caraibi. La barca in secca, sistemata per la lunga sosta, ci rivedrà nel gennaio 2014 per altre navigazioni, baie nuove o da rivedere, altri amici, passeggiate, immersioni.
È stato un anno esaltante, 6000 miglia di vela in mari mai da noi solcati, in un oceano e tra isole tutte da conoscere, clima, culture, fauna, flora mai visti prima. Tanti amici a bordo, tanti altri conosciuti in altre barche o a terra. Navigatori veri, avventurieri, vacanzieri, fuggitivi, pensionati, alternativi, o ricchi possidenti: abbiamo incontrato di tutto tra queste splendide isole. Da ognuno una storia, un'esperienza, un prezioso consiglio, a volta un esempio di vita, altre qualcosa da evitare. Certo è che adesso ci si può sentire a buon ragione alla pari con (quasi) tutti i marinai incontrati o di cui si è letto in una vita di vela, di mare e di sogni.
Quest'anno un grande sogno è stato realizzato, dalla preparazione della barca all'esplorazione di isole e baie, dalla traversata atlantica all'ascensione di vulcani caraibici. 
Le ultime settimane sono state di belle veleggiate abbastanza tranquille da Guadalupa verso sud: Dominica, Martinica, St. Lucia, St. Vincent, le Grenadine fino a Trinidad, ma le ultime 80 miglia da Grenada hanno avuto ancora una volta il sapore dell'avventura: partenza all'alba, mare aperto, vento sostenuto, correnti impetuose e confuse all'imbocco delle Bocas del Dragon al tramonto, all'angolo N-O di Trinidad. Siamo stanchi adesso di tanto mare e tanto veleggiare, ma soddisfatti. Ci sarà tempo per pensare alla prossima stagione e al futuro di Bulbo Matto.
Aeroporto di Trinidad, si torna a casa. È terminata la prima stagione di Bulbo Matto ai Caraibi. La barca in secca, sistemata per la lunga sosta, ci rivedrà nel gennaio 2014 per altre navigazioni, baie nuove o da rivedere, altri amici, passeggiate, immersioni.
È stato un anno esaltante, 6000 miglia di vela in mari mai da noi solcati, in un oceano e tra isole tutte da conoscere, clima, culture, fauna, flora mai visti prima. Tanti amici a bordo, tanti altri conosciuti in altre barche o a terra. Navigatori veri, avventurieri, vacanzieri, fuggitivi, pensionati, alternativi, o ricchi possidenti: abbiamo incontrato di tutto tra queste splendide isole. Da ognuno una storia, un'esperienza, un prezioso consiglio, a volta un esempio di vita, altre qualcosa da evitare. Certo è che adesso ci si può sentire a buon ragione alla pari con (quasi) tutti i marinai incontrati o di cui si è letto in una vita di vela, di mare e di sogni.
Quest'anno un grande sogno è stato realizzato, dalla preparazione della barca all'esplorazione di isole e baie, dalla traversata atlantica all'ascensione di vulcani caraibici. 
Le ultime settimane sono state di belle veleggiate abbastanza tranquille da Guadalupa verso sud: Dominica, Martinica, St. Lucia, St. Vincent, le Grenadine fino a Trinidad, ma le ultime 80 miglia da Grenada hanno avuto ancora una volta il sapore dell'avventura: partenza all'alba, mare aperto, vento sostenuto, correnti impetuose e confuse all'imbocco delle Bocas del Dragon al tramonto, all'angolo N-O di Trinidad. Siamo stanchi adesso di tanto mare e tanto veleggiare, ma soddisfatti. Ci sarà tempo per pensare alla prossima stagione e al futuro di Bulbo Matto.
venerdì 3 maggio 2013
Josh Van Dyke e l' aquila di mare
 il biglietto  da visita di Josh Van Dyke, l' isola delll' olandese volante il mitico pirata dei Caraibi,  sono i due atolli candidi di Sandy Spit e Sandy Island, dove ci fermeremo sulla rotta di andata da Guana ed al ritorno. Purtroppo la pace è turbata da grossi catamarani e motoscafoni carichi di vacanzieri che arrivano all' impazzata dalle vicine US Virgin, st John e st Thomas, che la sera si accendono di eccessive luci, neanche fossero alberi di natale! Il bagno a Spit non ci sorprende, la corrente è troppo forte e ne abbiamo visti già di bei fondali, così il pomeriggio andiamo in rada e scendiamo  al pontile di great Harbour di JVD,l' isola cara ai Pirati. Scendiamo a terra, l'approccio è di un luogo poco ospitale, minimale, vagamente turistico. Ci sono però fantastiche amache lungo la spiaggia a disposizione. Camminiamo ramenghi, facciamo un pò di spesa e come sempre, ci mettiamo alcune  ore per  rilassarci  davvero, goderci il poco che l' isola offre, che è la sua ricchezza. Ci vuole tempo per  entrare nella bellezza  selvatica dell' isola. Il mitico bar Foxy, alla punta ovest dell' approdo, è molto caraibico, uno "state of mind", il tetto è ricoeprto di bigliettini e magliette di gente di mare di passaggio. La sera non manchiamo il mitico barbecue di pollo, pesce ed un ben di Dio che gli americani in charter si godono al ritmo deludente della country music. Ci sembra piu autentico il Corsair, dove finiamo la serata con rhum e chiacchere. L' indomani ci aspetta la messa con i canti gospel e la giornata alla white bay, spettacolare con le due anse bianche bordate da palme. Uno scempio lo fanno i motoscafi e le barche che ficcano le ancore direttamente nella sabbia, ed il volume degli stereo, mentre a terra impazza il caraoke. Un mezzo casino per noi velisti integrali, torniamo così nella nostra pace perfetta di bordo. Ancora un giorno per visitare l' ultimo atollo, quello di proprietà di Rockfeller, che per fortuna lo ha donato al BVI Trust che ne ha fatto un parco protetto. L' isolotto si gira a piedi in circa mezz'ora, la vegetazione è stupenda, la costa sale alta e lavica, il mare è di una limpidezza speciale, sul versante  aperto di est tentiamo uno snorkeling nella corrente, sotto di noi immense gorgonie viola e verdi si agitano come danzando nel blu. Non ci sembra di vedere molto pesce, cosi io e Cristina torniamo verso terra quando in poco meno di un metro d' acqua restiamo di sasso, respiro e muscoli contratti: ci nuota davanti una grossa aquila di mare maculata con il muso di delfino ed una ( pericolosa di certo) lunghissima coda affilata, sotto le ali aperte nuotano in simbiosi remore e piccoli pesci cane, ci gira intorno e dispiega le ali bianche all' intero, mostrandosi maestosa... che emozione! Inutile chiamare i compagni di snorkeling che si sono allontanati in mezzo alle onde. Quest' incontro inatteso ed indimenticabile rimarrà solo per noi. Questo è il mare vero.
il biglietto  da visita di Josh Van Dyke, l' isola delll' olandese volante il mitico pirata dei Caraibi,  sono i due atolli candidi di Sandy Spit e Sandy Island, dove ci fermeremo sulla rotta di andata da Guana ed al ritorno. Purtroppo la pace è turbata da grossi catamarani e motoscafoni carichi di vacanzieri che arrivano all' impazzata dalle vicine US Virgin, st John e st Thomas, che la sera si accendono di eccessive luci, neanche fossero alberi di natale! Il bagno a Spit non ci sorprende, la corrente è troppo forte e ne abbiamo visti già di bei fondali, così il pomeriggio andiamo in rada e scendiamo  al pontile di great Harbour di JVD,l' isola cara ai Pirati. Scendiamo a terra, l'approccio è di un luogo poco ospitale, minimale, vagamente turistico. Ci sono però fantastiche amache lungo la spiaggia a disposizione. Camminiamo ramenghi, facciamo un pò di spesa e come sempre, ci mettiamo alcune  ore per  rilassarci  davvero, goderci il poco che l' isola offre, che è la sua ricchezza. Ci vuole tempo per  entrare nella bellezza  selvatica dell' isola. Il mitico bar Foxy, alla punta ovest dell' approdo, è molto caraibico, uno "state of mind", il tetto è ricoeprto di bigliettini e magliette di gente di mare di passaggio. La sera non manchiamo il mitico barbecue di pollo, pesce ed un ben di Dio che gli americani in charter si godono al ritmo deludente della country music. Ci sembra piu autentico il Corsair, dove finiamo la serata con rhum e chiacchere. L' indomani ci aspetta la messa con i canti gospel e la giornata alla white bay, spettacolare con le due anse bianche bordate da palme. Uno scempio lo fanno i motoscafi e le barche che ficcano le ancore direttamente nella sabbia, ed il volume degli stereo, mentre a terra impazza il caraoke. Un mezzo casino per noi velisti integrali, torniamo così nella nostra pace perfetta di bordo. Ancora un giorno per visitare l' ultimo atollo, quello di proprietà di Rockfeller, che per fortuna lo ha donato al BVI Trust che ne ha fatto un parco protetto. L' isolotto si gira a piedi in circa mezz'ora, la vegetazione è stupenda, la costa sale alta e lavica, il mare è di una limpidezza speciale, sul versante  aperto di est tentiamo uno snorkeling nella corrente, sotto di noi immense gorgonie viola e verdi si agitano come danzando nel blu. Non ci sembra di vedere molto pesce, cosi io e Cristina torniamo verso terra quando in poco meno di un metro d' acqua restiamo di sasso, respiro e muscoli contratti: ci nuota davanti una grossa aquila di mare maculata con il muso di delfino ed una ( pericolosa di certo) lunghissima coda affilata, sotto le ali aperte nuotano in simbiosi remore e piccoli pesci cane, ci gira intorno e dispiega le ali bianche all' intero, mostrandosi maestosa... che emozione! Inutile chiamare i compagni di snorkeling che si sono allontanati in mezzo alle onde. Quest' incontro inatteso ed indimenticabile rimarrà solo per noi. Questo è il mare vero.
lunedì 22 aprile 2013
Ripensando ad Anegada
 E' quando si torna a calrsi nella routine  che tornano in mente i momenti più belli. Come lo spettacolo della laguna di Anegada, l'isola corallina per eccellenza, la più a est delle BVI. Si potrebbe definire l' isola che non c'è, tanto è bassa e non si vede terra  approcciandosi alla barriera di corallo quasi impenetrabile che la circonda. Il fatto è che siamo rimasti abbacinati dal turchese talmente riflettente ed esteso che non riuscivamo a vedere altro.. e poi l' attenzione era tutta a quei fondali insidiosi, alle teste di corallo da intuire a vista...perfino il bagno non era rilassante. Ma il colpo d' occhio, lo abbiamo  capito bene solo dopo aver trovato il canale d' ingresso  e l'ormeggio sicuro davanti a Settle Point, era di una bellezza indicibile. Scendiamo a terra per percepire l' isola sotto i nostri piedi. E a piedi, sotto il sole cocente iniziamo a camminare verso le saline al centro di Anegada, in mezzo ad una steppa erbacea che non nasconde le barche  semidistrutte arenate sugli scogli! Con un passaggio  in auto arriviamo a Lollybay, stupenda, il reef molto colorato e la spiaggia deserta piena di conchiglie e gorgonie secche al sole. M a la corrente è spaventosa, cominciamo a capire che quest' isola è più dura di quanto dicano le guide, ecco perchè è quasi deserta, abitata solo da 300 persone, gente tranquilla con piccoli business nel turismo, gente di poche parole. 
L' indomani a Pomato beach scendiamo a terra  convinti di poter sfidare la corrente e arrivare a nuoto al reef, ma in realtà riusciamo solo a camminare a piedi oltre alcuni boungalow che la furia del mare ha semidistrutto. La  spiaggia non finisce mai, ci rendiamo conto che forse si arriva a fare tutto il giro dell' isola, gli uccelli bianchi  volteggiano da padroni, i pellicani  e le fregate pescano e le razze saltano fuori dall' acqua! Che spettacolo! La sera torniamo a terra per il tramonto e per una cena di aragoste alla griglia al Pomato beach restaurant. Saranno le migliori fin ora trovate in tutti i caraibi. Luna, stelle e ottimo vino  sudamericano ci hanno riempito gli occhi ed cuore. Anegada è un fuori dal mondo per pochi intenditori e qualche barca di navigatori volenterosi. Un mare insidioso eppure unico, che ci è rimasto nel cuore. (M.L.C)
E' quando si torna a calrsi nella routine  che tornano in mente i momenti più belli. Come lo spettacolo della laguna di Anegada, l'isola corallina per eccellenza, la più a est delle BVI. Si potrebbe definire l' isola che non c'è, tanto è bassa e non si vede terra  approcciandosi alla barriera di corallo quasi impenetrabile che la circonda. Il fatto è che siamo rimasti abbacinati dal turchese talmente riflettente ed esteso che non riuscivamo a vedere altro.. e poi l' attenzione era tutta a quei fondali insidiosi, alle teste di corallo da intuire a vista...perfino il bagno non era rilassante. Ma il colpo d' occhio, lo abbiamo  capito bene solo dopo aver trovato il canale d' ingresso  e l'ormeggio sicuro davanti a Settle Point, era di una bellezza indicibile. Scendiamo a terra per percepire l' isola sotto i nostri piedi. E a piedi, sotto il sole cocente iniziamo a camminare verso le saline al centro di Anegada, in mezzo ad una steppa erbacea che non nasconde le barche  semidistrutte arenate sugli scogli! Con un passaggio  in auto arriviamo a Lollybay, stupenda, il reef molto colorato e la spiaggia deserta piena di conchiglie e gorgonie secche al sole. M a la corrente è spaventosa, cominciamo a capire che quest' isola è più dura di quanto dicano le guide, ecco perchè è quasi deserta, abitata solo da 300 persone, gente tranquilla con piccoli business nel turismo, gente di poche parole. 
L' indomani a Pomato beach scendiamo a terra  convinti di poter sfidare la corrente e arrivare a nuoto al reef, ma in realtà riusciamo solo a camminare a piedi oltre alcuni boungalow che la furia del mare ha semidistrutto. La  spiaggia non finisce mai, ci rendiamo conto che forse si arriva a fare tutto il giro dell' isola, gli uccelli bianchi  volteggiano da padroni, i pellicani  e le fregate pescano e le razze saltano fuori dall' acqua! Che spettacolo! La sera torniamo a terra per il tramonto e per una cena di aragoste alla griglia al Pomato beach restaurant. Saranno le migliori fin ora trovate in tutti i caraibi. Luna, stelle e ottimo vino  sudamericano ci hanno riempito gli occhi ed cuore. Anegada è un fuori dal mondo per pochi intenditori e qualche barca di navigatori volenterosi. Un mare insidioso eppure unico, che ci è rimasto nel cuore. (M.L.C)  
bolina da veri marinai in vista di St Kitts e Navis
 A 15 miglia da Saba c'è St. Eustatia o Statia, com'è meglio denominata nella zona, che ci offre più riparo e una notte tranquilla a noi stanchi navigatori. Altro ex vulcano, ma meno aspro e selvaggio, con le tipiche pendici a cono di un verde lussureggiante, ed un cratere che dicono bellissimo, come fatto col compasso, tutto foresta pluviale.  Ci sarebbe poi un forte restaurato ed una cittadina da visitare, ma il tempo è ancora perturbato, grigio, piove e vento a raffiche e le miglia da fare troppe. Dovremo tornare un'altra volta anche qui.
Per fortuna ancora poche miglia fino all'isola dopo, St. Kitts (St. Christopher), altro vulcano spento, ma con parecchie baie ridossate che promettono bagni stupendi, se il tempo fosse invitante.. Ma non lo è, la navigazione è sempre di bolina, raffiche e scrosci di pioggia, arriviamo all'ancoraggio attraverso (letteralmente) un muro nero d'acqua, una cascata spaventevole che per fortuna dura pochi minuti, come di consueto. Poi però la notte passa tranquilla, di tutto riposo. 
L'indomani il vento ha girato fortunatamente a N-E, cioè ci viene al traverso e non più di bolina nella nostra rotta verso S-E e la cosa ovviamente rende la nostra seconda metà di navigazione sulla rotta dei vulcani molto più veloce e confortevole e meno bagnata. Partiamo presto, col programma di fare almeno metà delle miglia restanti (75), e fermarci a Monserrat, 5° e ultimo vulcano della nostra rotta dalle BVI a Guadalupa e l'unico attivo, o di arrivare in giornata a Deshaies, primo approdo utile a nord dell'isola francese, se le condizioni lo consentiranno.
Immadiatamente fuori dall'ancoraggio notturno, a sole 2 miglia da St. Kitts, ci appare Nevis, altro vulcano di sagoma tradizionale, stupendo, forestato quasi fin sulla cima, anch'esso con un villaggio sulla costa O, la più ridossate. Lo guardiamo scorrere alla nostra sinistra, senza poterci fermare neanche qui, ma ripromettendoci di tornare. Ogni isola infatti vorrebbe una sosta di almeno 4 notti: si arriva tipicamente il pomeriggio prima del tramonto, si visitano le baie più belle e l'interno in 2 giorni minimo, si riparte la mattina del quarto giorno per la metà successiva. Di meno avrebbe il sapore delle crociere di massa, quegli insulsi villaggi turistici galleggianti (abusi edilizi veri e propri) che fermano poche ore nei vari "shopping centers" appositamente predisposti, e ripartono senza svelare assolutamente nulla del posto, della coltura del sapore dello spirito del luogo.
A 30 miglia da Nevis, Montserrat, devastata e quasi abbandonata dopo una terribile eruzione nel 1995. La passiamo ancora una volta sottovento, intimoriti dall'odore di zolfo e dalle colate che vediamo avere distrutto buona parte della capitale e delle pendici dell'isola. Anche qui sarebbe interessante scendere a Nord, nell'unico scalo praticabile e fare qualche escursione vulcanologica..
Ma il buon vento al traverso e la necessità di arrivare a Guadalupa il 24 per il cambio equipaggio ci spingono oltre. Altre 35 miglia e arriviamo a Deshaies, stanchi per le 75 miglia in meno di 10 ore, ma felici di trovare una baia nota, accogliente tranquilla dove riposare. Ma il fascino della rotta dei vulcani ci richiamerà sicuramente nuovamente in questi mari, con più tempo a disposizione.
A 15 miglia da Saba c'è St. Eustatia o Statia, com'è meglio denominata nella zona, che ci offre più riparo e una notte tranquilla a noi stanchi navigatori. Altro ex vulcano, ma meno aspro e selvaggio, con le tipiche pendici a cono di un verde lussureggiante, ed un cratere che dicono bellissimo, come fatto col compasso, tutto foresta pluviale.  Ci sarebbe poi un forte restaurato ed una cittadina da visitare, ma il tempo è ancora perturbato, grigio, piove e vento a raffiche e le miglia da fare troppe. Dovremo tornare un'altra volta anche qui.
Per fortuna ancora poche miglia fino all'isola dopo, St. Kitts (St. Christopher), altro vulcano spento, ma con parecchie baie ridossate che promettono bagni stupendi, se il tempo fosse invitante.. Ma non lo è, la navigazione è sempre di bolina, raffiche e scrosci di pioggia, arriviamo all'ancoraggio attraverso (letteralmente) un muro nero d'acqua, una cascata spaventevole che per fortuna dura pochi minuti, come di consueto. Poi però la notte passa tranquilla, di tutto riposo. 
L'indomani il vento ha girato fortunatamente a N-E, cioè ci viene al traverso e non più di bolina nella nostra rotta verso S-E e la cosa ovviamente rende la nostra seconda metà di navigazione sulla rotta dei vulcani molto più veloce e confortevole e meno bagnata. Partiamo presto, col programma di fare almeno metà delle miglia restanti (75), e fermarci a Monserrat, 5° e ultimo vulcano della nostra rotta dalle BVI a Guadalupa e l'unico attivo, o di arrivare in giornata a Deshaies, primo approdo utile a nord dell'isola francese, se le condizioni lo consentiranno.
Immadiatamente fuori dall'ancoraggio notturno, a sole 2 miglia da St. Kitts, ci appare Nevis, altro vulcano di sagoma tradizionale, stupendo, forestato quasi fin sulla cima, anch'esso con un villaggio sulla costa O, la più ridossate. Lo guardiamo scorrere alla nostra sinistra, senza poterci fermare neanche qui, ma ripromettendoci di tornare. Ogni isola infatti vorrebbe una sosta di almeno 4 notti: si arriva tipicamente il pomeriggio prima del tramonto, si visitano le baie più belle e l'interno in 2 giorni minimo, si riparte la mattina del quarto giorno per la metà successiva. Di meno avrebbe il sapore delle crociere di massa, quegli insulsi villaggi turistici galleggianti (abusi edilizi veri e propri) che fermano poche ore nei vari "shopping centers" appositamente predisposti, e ripartono senza svelare assolutamente nulla del posto, della coltura del sapore dello spirito del luogo.
A 30 miglia da Nevis, Montserrat, devastata e quasi abbandonata dopo una terribile eruzione nel 1995. La passiamo ancora una volta sottovento, intimoriti dall'odore di zolfo e dalle colate che vediamo avere distrutto buona parte della capitale e delle pendici dell'isola. Anche qui sarebbe interessante scendere a Nord, nell'unico scalo praticabile e fare qualche escursione vulcanologica..
Ma il buon vento al traverso e la necessità di arrivare a Guadalupa il 24 per il cambio equipaggio ci spingono oltre. Altre 35 miglia e arriviamo a Deshaies, stanchi per le 75 miglia in meno di 10 ore, ma felici di trovare una baia nota, accogliente tranquilla dove riposare. Ma il fascino della rotta dei vulcani ci richiamerà sicuramente nuovamente in questi mari, con più tempo a disposizione.ritorno a sud, sulla rotta dei vulcani
 Dopo il paradiso delle BVI ci tocca pagare il conto, e che conto.. 200 miglia di bolina, dalle BVI a Guadalupa, per cominciare a ritornare a sud, dove a metà maggio lascieremo la barca per quest'anno, a Trinidad, in secca, fuori dalla fascia degli uragani, in vista di una nuova stagione ai tropici nel 2014.
Non è che in assoluto io sia un fanatico della bolina con ventone, anzi, figurarsi quando è contro un aliseo sopra i 20 nodi, con una corrente al traverso di 1 o 2 nodi ed onda oceanica da 2-3 metri. Non vi dico la goduria.. È per questo che di tornare in Mediterraneo, a vela, sulla rotta consueta del Nord Atlantico, 2300 miglia con vento e onda spesso contrari e col freddo di maggio non ne voglio proprio sapere. Molto meglio stare qui, in questi mari stupendi, qualche altra stagione, no? O al limite imbarco il Bulbo Matto su un cargo come fanno in tanti e lo ritiro a La Spezia. Oppure, altri mari e altre isole, chissà..
Comunque sia, ieri prima tappa, la più lunga, da Virgin Gorda a Saba, 86 miglia in un solo bordo di 13 ore, aliseo sempre inchiodato da est da 20 a 25 nodi, onda confusa sui 2 metri, un c... che non vi dico.. Il Bulbo se l'è cavata bene, fiocco piccolo e due mani, velocità media 6,5 nodi, noi molto meno, bagnati e stanchi, partiti alle 3 di notte per arrivare con la luce, alle 5 di pomeriggio. 
Saba è una specie di Stromboli dei Caraibi, uno scoglio sub-verticale ex vulcano senza baie nè spiagge nè ancoraggi ma fondali, dicono, da sballo, il primo sulla rotta dei vulcani che dobbiamo seguire. Almeno hanno messo delle boe per le barche in transito, ne abbiamo acchiappata una, cibo doccia e sonno, e anche se fuori ci sono state raffiche tutta la notte sui 30-35 nodi, almeno la risacca era diciamo "morbida" senza troppi strattoni. Altro che tropici! Rocce nere, vegetazione aggrappata su pendenze impossibili, mare blu a "palombelle", onde che si frangono continuamente sugli scogli, un nuvolone nero fisso sulla cima, poche case sparse e neanche un'anima viva intorno.. Panorami nordici, sembra la Scozia! Il villaggio, piccolissimo, è in quota, ci si sale da una scalinata o, da pochi anni, per una stradina ripida più di una rampa di garage. Scendere a terra col tender non se ne parla, troppa onda e rocce dappertutto. Ci spostiamo davanti l'unico scalo dell'isola, niente villaggio, solo strutture tecniche, genratore, ecc, ma qui il vento è lo stesso e l'onda anche più forte, le boe sono troppo lontane e nessuno ci viene a prendere. Dopo un pò di esitazione rinunciamo a malincuore a visitare questa isola che più isolata non ce n'è e anche alle immersioni che pure avrei voluto fare, e decidiamo dopo pranzo di continuare. Saba non ci vuole, dovremo tornare un'altra volta..
Dopo il paradiso delle BVI ci tocca pagare il conto, e che conto.. 200 miglia di bolina, dalle BVI a Guadalupa, per cominciare a ritornare a sud, dove a metà maggio lascieremo la barca per quest'anno, a Trinidad, in secca, fuori dalla fascia degli uragani, in vista di una nuova stagione ai tropici nel 2014.
Non è che in assoluto io sia un fanatico della bolina con ventone, anzi, figurarsi quando è contro un aliseo sopra i 20 nodi, con una corrente al traverso di 1 o 2 nodi ed onda oceanica da 2-3 metri. Non vi dico la goduria.. È per questo che di tornare in Mediterraneo, a vela, sulla rotta consueta del Nord Atlantico, 2300 miglia con vento e onda spesso contrari e col freddo di maggio non ne voglio proprio sapere. Molto meglio stare qui, in questi mari stupendi, qualche altra stagione, no? O al limite imbarco il Bulbo Matto su un cargo come fanno in tanti e lo ritiro a La Spezia. Oppure, altri mari e altre isole, chissà..
Comunque sia, ieri prima tappa, la più lunga, da Virgin Gorda a Saba, 86 miglia in un solo bordo di 13 ore, aliseo sempre inchiodato da est da 20 a 25 nodi, onda confusa sui 2 metri, un c... che non vi dico.. Il Bulbo se l'è cavata bene, fiocco piccolo e due mani, velocità media 6,5 nodi, noi molto meno, bagnati e stanchi, partiti alle 3 di notte per arrivare con la luce, alle 5 di pomeriggio. 
Saba è una specie di Stromboli dei Caraibi, uno scoglio sub-verticale ex vulcano senza baie nè spiagge nè ancoraggi ma fondali, dicono, da sballo, il primo sulla rotta dei vulcani che dobbiamo seguire. Almeno hanno messo delle boe per le barche in transito, ne abbiamo acchiappata una, cibo doccia e sonno, e anche se fuori ci sono state raffiche tutta la notte sui 30-35 nodi, almeno la risacca era diciamo "morbida" senza troppi strattoni. Altro che tropici! Rocce nere, vegetazione aggrappata su pendenze impossibili, mare blu a "palombelle", onde che si frangono continuamente sugli scogli, un nuvolone nero fisso sulla cima, poche case sparse e neanche un'anima viva intorno.. Panorami nordici, sembra la Scozia! Il villaggio, piccolissimo, è in quota, ci si sale da una scalinata o, da pochi anni, per una stradina ripida più di una rampa di garage. Scendere a terra col tender non se ne parla, troppa onda e rocce dappertutto. Ci spostiamo davanti l'unico scalo dell'isola, niente villaggio, solo strutture tecniche, genratore, ecc, ma qui il vento è lo stesso e l'onda anche più forte, le boe sono troppo lontane e nessuno ci viene a prendere. Dopo un pò di esitazione rinunciamo a malincuore a visitare questa isola che più isolata non ce n'è e anche alle immersioni che pure avrei voluto fare, e decidiamo dopo pranzo di continuare. Saba non ci vuole, dovremo tornare un'altra volta.. giovedì 18 aprile 2013
Appunti di navigazione verso le BVI
+(1).jpg) La navigazione ai Caraibi, abbiamo imparato, alla fine è facile. Intanto perché ė prevedibile, 15-20 nodi più o meno da E, spesso di notte anche meno, qualche breve rinforzo se ci sono piovaschi. E poi perché la prossima isola è lì che ti aspetta, a 20 o 30 miglia di distanza da quella che hai appena visitato, una veleggiata ad un confortevole traverso. Un salto, e sei di nuovo al sicuro, al riparo dalle onde sempre rispettabili dell'Atlantico, dalla sua presenza ingombrante, con le sue 3000 miglia quasi incombenti sulla tua barchetta.
La traversata dalle più settentrionali delle Isole di Sottovento, St. Barth, St. Martin o Anguilla al gruppo delle British Virgin Islands regala di nuovo sensazioni oceaniche. Sono 80 miglia di mare aperto, almeno metà senza rassicuranti ripari in vista, onda lunga formata, andatura di poppa o gran lasco all'andata, un duro ritorno di bolina al ritorno. Ritorna la consapevolezza poco gradevole che, dovesse succedere qualcosa, ci sono 1000 miglia sottovento di mare libero prima delle coste dell'America Centrale. 
La nostra traversata di andata ci ha regalato una media di quasi 10 nodi, planatine sulle onde e gioia velica pura, tanto che la sera, dopo 9 ore di timone in due che siamo in equipaggio, ci siamo sorpresi a ritrovarci sfiniti, senza capire quasi perchè, come se non avessimo fatto granchè tutta la giornata.. 
Al ritorno per ora preferiamo non pensare. Da queste parti, così a nord, c'è  sempre la possibilità di una provvidenziale perturbazione ancora più a settentrione che per qualche ora potrebbe interrompere l'aliseo, regalando un ben più favorevole vento da Nord o da Nord-Ovest.
Nel frattempo avremo 3 settimane per goderci questo arcipelago pieno di baie, spiagge e ridossi, di cui racconteremo quanto prima..
La navigazione ai Caraibi, abbiamo imparato, alla fine è facile. Intanto perché ė prevedibile, 15-20 nodi più o meno da E, spesso di notte anche meno, qualche breve rinforzo se ci sono piovaschi. E poi perché la prossima isola è lì che ti aspetta, a 20 o 30 miglia di distanza da quella che hai appena visitato, una veleggiata ad un confortevole traverso. Un salto, e sei di nuovo al sicuro, al riparo dalle onde sempre rispettabili dell'Atlantico, dalla sua presenza ingombrante, con le sue 3000 miglia quasi incombenti sulla tua barchetta.
La traversata dalle più settentrionali delle Isole di Sottovento, St. Barth, St. Martin o Anguilla al gruppo delle British Virgin Islands regala di nuovo sensazioni oceaniche. Sono 80 miglia di mare aperto, almeno metà senza rassicuranti ripari in vista, onda lunga formata, andatura di poppa o gran lasco all'andata, un duro ritorno di bolina al ritorno. Ritorna la consapevolezza poco gradevole che, dovesse succedere qualcosa, ci sono 1000 miglia sottovento di mare libero prima delle coste dell'America Centrale. 
La nostra traversata di andata ci ha regalato una media di quasi 10 nodi, planatine sulle onde e gioia velica pura, tanto che la sera, dopo 9 ore di timone in due che siamo in equipaggio, ci siamo sorpresi a ritrovarci sfiniti, senza capire quasi perchè, come se non avessimo fatto granchè tutta la giornata.. 
Al ritorno per ora preferiamo non pensare. Da queste parti, così a nord, c'è  sempre la possibilità di una provvidenziale perturbazione ancora più a settentrione che per qualche ora potrebbe interrompere l'aliseo, regalando un ben più favorevole vento da Nord o da Nord-Ovest.
Nel frattempo avremo 3 settimane per goderci questo arcipelago pieno di baie, spiagge e ridossi, di cui racconteremo quanto prima..
Alla scoperta dei paradisi nascosti delle BVI

.jpg) Le British Virgin Islands sono un paradiso nel paradiso, quanto a colori,  mare, baie ridossate, isole deserte. 4 isole maggiori, Tortola, Virgin Gorda, Anegada e Jost Van Dyke ed una trentina di minori, disabitate. Un approdo, un marina o un ancoraggio ogni poche miglia, tanti marina piccoli e più grandi, tutti in stile locale, con servizi, ristoranti, negozietti. Un mare protetto, senza onde oceaniche, barriere coralline molto belle, boe cui attaccarsi, molte gratuite, barracuda, tartarughe, razze, squaletti, aragoste, pellicani e tanti altri uccelli marini a vista ovunque. E sempre l'aliseo gentile a rinfrescare e gonfiare le nostre vele.. Una vera pacchia! L'impronta e l'organizzazione inglese sono evidenti, i mari protetti e soggetti a regolamentazione, ma in salsa caraibica, rilassata ed accogliente. Le barche, soprattutto charter e catamarani sono tante, ma pressoché tutti sono qui per godersi la natura e stare bene ed in tranquillità, senza rumori e discoteche e gli angoli solitari si trovano ovunque. Lontani sono i Caraibi del sud, più folckolistici, rustici, qui le aragoste vanno a 50$ a piatto, ma il godimento diciamo ambientale è veramente al massimo. Dopo 20 giorni a girovagare qui in libertà, è difficile dire se ricorderemo con più piacere i famosi Bath di Virgin Gorda, spiaggette candide tra enormi massi di granito, o le spiaggie infinite  di Anegada, di cui si puo fare il perimetro a piedi nudi sulla battigia incontrando forse 4 case, qualche piccolo hotel e ristorante,  e molti più pellicani e fregate che turisti. Oppure ancora la rusticità semplice e rilassata (chiassosi a sbevazzoni americani a parte) di Jost Van Dyke. O se abbiamo apprezzato di più le grotte di Norman Island, o la notte all'ancora a Peter Island, o quella solitaria alla remota Great Tobago, sotto un cielo di stelle scintillanti. Oppure ancora la cena di aragosta, perfettamente cucinata a Pomato Point (ancora Anegada) oppure le nuvole immense di avannotti negli anfratti delle scogliere, apparentemente incuranti dei pellicani, dei barracuda e degli altri predatori che li assediavano. I resort esclusivi non mancano, le ville di lusso neanche, alcune isole sono addirittura private, ma non si può dire che la pressione antropica sia significativa nè lo sviluppo eccessivo. Abbiamo passato pomeriggi ad ammirare i pellicani a pesca, da soli su bianche spiagge deserte, passato notti in baie ridossate e silenziose, fatto bagni e nuotate in perfetta solitudine, ore ad osservare la barriera, satura di vita e di colori. 
Un girovagare senza preoccupazione alcuna, senza orari e senza calendario, assolutamente indimenticabile..
Le British Virgin Islands sono un paradiso nel paradiso, quanto a colori,  mare, baie ridossate, isole deserte. 4 isole maggiori, Tortola, Virgin Gorda, Anegada e Jost Van Dyke ed una trentina di minori, disabitate. Un approdo, un marina o un ancoraggio ogni poche miglia, tanti marina piccoli e più grandi, tutti in stile locale, con servizi, ristoranti, negozietti. Un mare protetto, senza onde oceaniche, barriere coralline molto belle, boe cui attaccarsi, molte gratuite, barracuda, tartarughe, razze, squaletti, aragoste, pellicani e tanti altri uccelli marini a vista ovunque. E sempre l'aliseo gentile a rinfrescare e gonfiare le nostre vele.. Una vera pacchia! L'impronta e l'organizzazione inglese sono evidenti, i mari protetti e soggetti a regolamentazione, ma in salsa caraibica, rilassata ed accogliente. Le barche, soprattutto charter e catamarani sono tante, ma pressoché tutti sono qui per godersi la natura e stare bene ed in tranquillità, senza rumori e discoteche e gli angoli solitari si trovano ovunque. Lontani sono i Caraibi del sud, più folckolistici, rustici, qui le aragoste vanno a 50$ a piatto, ma il godimento diciamo ambientale è veramente al massimo. Dopo 20 giorni a girovagare qui in libertà, è difficile dire se ricorderemo con più piacere i famosi Bath di Virgin Gorda, spiaggette candide tra enormi massi di granito, o le spiaggie infinite  di Anegada, di cui si puo fare il perimetro a piedi nudi sulla battigia incontrando forse 4 case, qualche piccolo hotel e ristorante,  e molti più pellicani e fregate che turisti. Oppure ancora la rusticità semplice e rilassata (chiassosi a sbevazzoni americani a parte) di Jost Van Dyke. O se abbiamo apprezzato di più le grotte di Norman Island, o la notte all'ancora a Peter Island, o quella solitaria alla remota Great Tobago, sotto un cielo di stelle scintillanti. Oppure ancora la cena di aragosta, perfettamente cucinata a Pomato Point (ancora Anegada) oppure le nuvole immense di avannotti negli anfratti delle scogliere, apparentemente incuranti dei pellicani, dei barracuda e degli altri predatori che li assediavano. I resort esclusivi non mancano, le ville di lusso neanche, alcune isole sono addirittura private, ma non si può dire che la pressione antropica sia significativa nè lo sviluppo eccessivo. Abbiamo passato pomeriggi ad ammirare i pellicani a pesca, da soli su bianche spiagge deserte, passato notti in baie ridossate e silenziose, fatto bagni e nuotate in perfetta solitudine, ore ad osservare la barriera, satura di vita e di colori. 
Un girovagare senza preoccupazione alcuna, senza orari e senza calendario, assolutamente indimenticabile..
lunedì 25 marzo 2013
Barbuda e la luna
martedì 19 marzo 2013
Antigua spirito british, facciamo a maggio la regata?
venerdì 15 marzo 2013
un test di vela felice
lunedì 11 marzo 2013
amici a dominica
sabato 9 marzo 2013
andar per isole, Dominica
 La Dominica è un'isola meno sviluppata delle due, Martinica a Guadalupa, che le stanno a fianco, una sud e l'altra a nord. È indipendente e senza un aeroporto internazionale e senza un neanche un porto fatica ad attrarre il turismo internazionale. Giusto le navi da crociera e le barche senza fretta che hanno voglia e tempo per esplorare la natura qui ancora più rigogliosa e predominante che altrove. 
Noi ci siamo arrivati dalla Martinica, dopo un'altra traversata esilarante al traverso di poche ore e di grande soddisfazione. Roseau, la capitale, non offre molto, giusto un mercatino turistico allegro e ben organizzato in un giardinetto di fronte all'attracco delle navi e qualche edificio in stile coloniale. Ma a pochi chilometri a monte già le case sono scomparse e la foresta pluviale copre ogni metro quadrato disponibile, quale che sia la pendenza delle montagne. Magnolie, felci, fiori, piante dalle nostre parti considerate ornamentali, fiumi perenni, cascate ovunque, una meraviglia. Noi ci siamo finalmente avventurati in una passeggiata seria, alcune ore su e giù intorno al Freshwater Lake, in quota, un sentiero curatissimo e spettacolare. Poi un bagno rigenerante nel Titou Gorge, una gola larga no più di due metri tra due pareti di basalto alte almeno 10m. Una specie di Alcantara ancora più stretto e tortuoso, con la foresta sopra e sulle sponde: indimenticabile. 
E questo ci dicono essere solo l'inizio: al nord l'Indian River navigabile, ad est gli insediamenti degli ultimi Caribi, gli abitanti originari di queste isole, poi sottomessi o sterminati dai colonizzatori europei. Senza parlare delle immersioni che ci dicono le più belle dei Caraibi.
Ma di questo parleremo solo dopo avere visto e vissuto.
La Dominica è un'isola meno sviluppata delle due, Martinica a Guadalupa, che le stanno a fianco, una sud e l'altra a nord. È indipendente e senza un aeroporto internazionale e senza un neanche un porto fatica ad attrarre il turismo internazionale. Giusto le navi da crociera e le barche senza fretta che hanno voglia e tempo per esplorare la natura qui ancora più rigogliosa e predominante che altrove. 
Noi ci siamo arrivati dalla Martinica, dopo un'altra traversata esilarante al traverso di poche ore e di grande soddisfazione. Roseau, la capitale, non offre molto, giusto un mercatino turistico allegro e ben organizzato in un giardinetto di fronte all'attracco delle navi e qualche edificio in stile coloniale. Ma a pochi chilometri a monte già le case sono scomparse e la foresta pluviale copre ogni metro quadrato disponibile, quale che sia la pendenza delle montagne. Magnolie, felci, fiori, piante dalle nostre parti considerate ornamentali, fiumi perenni, cascate ovunque, una meraviglia. Noi ci siamo finalmente avventurati in una passeggiata seria, alcune ore su e giù intorno al Freshwater Lake, in quota, un sentiero curatissimo e spettacolare. Poi un bagno rigenerante nel Titou Gorge, una gola larga no più di due metri tra due pareti di basalto alte almeno 10m. Una specie di Alcantara ancora più stretto e tortuoso, con la foresta sopra e sulle sponde: indimenticabile. 
E questo ci dicono essere solo l'inizio: al nord l'Indian River navigabile, ad est gli insediamenti degli ultimi Caribi, gli abitanti originari di queste isole, poi sottomessi o sterminati dai colonizzatori europei. Senza parlare delle immersioni che ci dicono le più belle dei Caraibi.
Ma di questo parleremo solo dopo avere visto e vissuto.
domenica 3 marzo 2013
Si riparte da martinica, Bulbo Matto rotta nord
domenica 20 gennaio 2013
Grenadine selvagge:la piccola Carriacou
Cariacou non é un'isola da catalogo di viaggio né compare su alcuno degli itinerari usualmente proposti dai Tours operators. Non la si raggiunge facilmente. É un'isola minore di Grenada, a circa 20 miglia a nord  ma a 40 dalla capitale e dagli approdi più frequentati di quest'isola-nazione del sud dei Caraibi. É una sosta quasi obbligata nelle rotte nord-sud delle isole di sopravvento, ma forse pochi la visitano o hanno voglia di scoprirla. Noi abbiamo avuto la fortuna di farlo.
L'approdo più frequentato é anche il più tranquillo, Tyrrell Bay. Qualche casa, qualche ristorante, un piccolo cantiere, parecchie barche di vagabondi degli oceani, facilmente riconoscibili dai generatori eolici e dalle condizioni, di solito precarie,  delle loro imbarcazioni. Storie affascinanti da raccogliere al bar, gli incontri più vari e originali con cui condire le serate tra un drink e una suonata di bangio o di steel band. Ma il meglio è a mare, immersioni su una barriera viva, colorata e piena di pesci, e due ancoraggi indimenticabili. Quello a nord, Sandy Island, fa parte della neonata Area Marina Protetta. Una striscia di sabbia finissima, una manciata di palme, un reef tutto attorno. Una cartolina. Abbiamo passato una notte tranquilla alla boa della riserva, sotto una stellata incredibile. Quello a sud, un canale molto meno rassicurante stretto tra White Island e Saline Island, percorso da correnti piuttosto violente (due anni fa di un turista sprovveduto si persero del tutto le tracce..), ancora più isolato e selvaggio. Entrambi di una natura incredibilmente bella, primordiale, senza tracce umane, dove si potrebbe trascorrere un tempo indefinito nella pace totale a osservare i pellicani e le fregate pescare, o i granchi di terra girovagare o sott'acqua le murene, i pesci scatola, trombetta o palla o le seppie, o semplicemente a far bolla o a chiacchierare con gli altri navigatori di passaggio..
Un paradiso semplice ma che ti cattura e ti sintonizza con la natura e con la tua stessa vita.
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