lunedì 9 giugno 2014

il marina di Shelter bay a Colon

ShelterBay è il marina dove Bulbo Matto ora riposa, in secca, in attesa della stagione 2015. È il porto di arrivo, a Colòn, Panama, di tante barche di navigatori di tutto il mondo che, veleggiando per i Caraibi, ne raggiungono qui il fondo, il punto più sottovento che c'è, da cui, o a fatica si torna indietro, o si prosegue a favore di vento, superando la soglia fisica e psicologica del Canale, là dove inizia l'altra metà del mondo. Non molti arrivano qui, la maggior parte girovaga tra le piccole Antille, vento al traverso e ridossi ogni 20-30 miglia, marina attrezzati e ricettività comunque collaudata, tranquillità garantita, dove anche noi abbiamo trascorso due stagioni indimenticabili. Quelli che arrivano qui sono una selezione tra quelli più intraprendenti, o incoscienti, o stravaganti. Qualcuno forse è addirittura scappato da guai o da un passato inconfessabile. In ogni caso un popolo del mare ancor più interessante da conoscere, con cui chiaccherare al bar, davanti un birra, un pesce o un pollo alla creola. Il marina è bello, nuovo, una decina d'anni, non tanto grande, 4 pontili da una trentina di barche l'uno, un buon ristorante, qualche camera d'albergo, due o tre negozietti con l'essenziale, una piscina. Sorge nell'angolo ovest dell'immenso e trafficatissimo porto di Colòn, punto di ingresso atlantico del Canale, e non ha altro attorno che la magnifica foresta pluviale panamense, uccelli di ogni tipo, scimmie e serpenti compresi. È circondato infatti da un parco naturale senza ombra di presenza umana a parte la strada di accesso, che comprende a pochi km la foce del fiume Chàgres, il cui sbarramento ha creato il lago Gatùn che consente il funzioniomento delle chiuse del Canale. Su questa foce e a sua difesa, in posizione strategica, sorgono magnifiche le rovine del Forte spagnolo di San Lorenzo, cannoni compresi: mancano solo i galeoni all'ancora e le voci dei marinai e dei coloni.. Tra riparazioni, pulizie, revisioni e protezioni alle attrezzature di Bulbo Matto in vista dei mesi di rimessaggio al caldo e alle pioggie torrenziali di qui, ho trascorso delle belle giornate a ShelterBay, incontrando il mondo in transito del popolo del mare che arriva fin qui. Wladimir è francese, ha una barca d'acciaio sgangherata da vero zingaro del mare, un figlio di 17 anni che sta con lui, una moglie giovane e un altro figlio piccolo provvisoriamente da qualche altra parte. Sa cucire vele, o forse solo tele, ma sta cercando di appropriarsi di un capannone abbandonato nei pressi per stabilirsi come velaio del marina. Anche Luis ha una bimba piccolissima malgrado mostri almeno 60 anni, una moglie colombiana a bordo, ha girato 14 anni tra i Caraibi e in mezz'ora mi fornisce un profluvio di utili informazioni di prima mano su Nicaragua, Belize, rotte varie verso nord e verso est, pirati, ecc. Dovrei ascoltarlo a lungo e prendere note scritte ma intanto vedo arrivare Pierri, anche lui francese, vive solo su un catamarano-officina, per adesso è l'elettricista del marina, e mi deve controllare i pannelli solari e l'elettronica, meglio che lo inseguo o non mi farà nulla di quello di cui ho bisogno. Gli mancano alcune falangi, un incidente di bordo? Non so, non faccio a tempo a parlarne.. Numerosi gli italiani: Alberto e Pina hanno comprato una bella barca in alluminio di 20 metri per il loro progetto di giro del mondo. Lo faranno alla grande, con tutte le comodità, così come Marco, anche lui milanese, anche lui manager a riposo, armatore di un Swan 75. Mentre Marcello, genovese, moglie palermitana e figlio di 8 mesi, è "solo" il capitano di un Southern Wind 75, il cui armatore viene invece con moglie e figli quando può, qui e là, dove Marcello e gli altri due marinai gliela fanno trovare, tappa dopo tappa. Costoso e non proprio rilassante, direi.. Marco invece da anni vive e lavora con Enrica e il piccolo Pablo, 6 anni, a bordo di un più "umano" catamarano, con piacere li rivedo dopo averli incontrati l'anno scorso passeggiando su una spiaggia di St. Lucia. La sua filosofia è: se scegli la barca come mezzo di locomozione, che è lenta come una bicicletta, come puoi pensare di avere fretta? Lui attraverserà il Canale tra qualche giorno e solo alle Galapagos vuole fermarsi almeno 2-3 mesi.. Un giorno arriva diritto dalle British Virgin Islands, più di milleduecento miglia a nord-est, anche Gino e due altri amici milanesi. Un giorno appena e la barca, un 54' in alluminio che pare un missile e col proprietario precedente è stata in Antartide e in Patagonia 7 anni, è già in secca per la stagione e loro in aereo verso casa e le loro occupazioni: questo possono fare ed è meglio che niente, dicono.. Anche Danilo, in attesa di mollare il suo ristorante ed il resto (vive in Brasile da più di 20 anni), viaggia a tappe e per quest'anno lascia la barca a ShelterBay. 8 traversate atlantiche, look di conseguenza, giovane moglie rumena e figlio di 6 anni, pare impossibile che non farà anche lui il Canale ed il Pacifico, prima o poi.. Noi il Canale per quest'anno lo abbiamo fatto su un'altra barca, aiutando con le 4 cime prescritte un francese che viaggia da solo con un bel boxer, incurante delle problematiche ovvie (e degli odori) che la cosa comporta. Ancòra non ha deciso se sarà Pacifico tropicale o capo Horn. Certo è molto sicuro di sè e può ben andare dove vuole con la sua bella barca in alluminio, progettata per qualsiasi esplorazione. A metà dell'Atlantico ha avuto un blackout elettrico totale: 1400 miglia da solo, senza pilota automatico e senza strumenti, solo un GPS portatile.. Un mondo vario ed eccitante arriva e passa da ShelterBay, ognuno col suo passato, il suo carattere, le sue aspirazioni. Non ci si annoia, a ShelterBay..