martedì 25 febbraio 2014

Un trekking al lago bollente

Dopo tre giorni le giunture ci fanno ancora male, troppe le salite, le discese, il fango, la pioggia. Sette ore di cammino su un sentiero all'inizio perfetto, ben tracciato e ben mantenuto, poi via via sempre più impervio, scosceso, scivoloso per via degli scrosci di pioggia a volte leggera ma pungente come spilli a volte torrenziale. Uno dei tanti sentieri naturalistici di Dominica, un'isola che ha puntato molto sui parchi, una quindicina, e sulla sua natura in gran parte incontaminata. Ma ne è valsa la pena, prima la foresta pluviale (nessun dubbio sull'origine della denominazione) con mille tonalità di verde, poi le cime frastagliate e scoscese eppure sempre ricoperte di vegetazione, quindi la "desolation valley", brulla, tutta fumarole e sorgenti sulfuree, infine il "boiling lake", una caldera ribollente, come un pentolone per pasti pantagruelici di giganti affamati. Unico nel suo genere, appena più piccolo del suo unico omologo neozelandese. Insomma non ci si può annoiare, ai Caraibi. Come la traversata di ieri dalla Martinica. Lasciamo la Francia quasi senza vento, mare piatto e pieno sole in assoluto contrasto con la pioggia che sferzava fitta alle nostre spalle la cima del vulcano La Pelèe, tristemente famoso per l'esplosione del 1902 che uccise 30.000 persone. Poi il vento solito, l'aliseo da 20 nodi e onde da 3 metri rinforzate dalla corrente. Un primo groppo in avvicinamento ci suggerisce di ridurre ulteriormente la randa fino alla terza mano: appena in tempo, 30 e più nodi di raffica. Torna il sole, cala il vento, ridiamo vela mentre ci avvicinamo a Dominica. Neanche dieci minuti e la grande isola a prua scompare dietro altra pioggia, mentre torna a piovere anche a poppa, sopra Martinica. Per una mezz'ora non vediamo alcuna terra, potremmo anche essere a metà dell'Atlantico, scrutiamo le nuvole cercando di prevedere se prederemo acqua dal cielo o no. Poi tutto scompare e torna il sole.. Arriviamo all'Anchorage Hotel, approdo storico di Dominica, 30 miglia in appena 4 ore, ancora una volta in pieno sole, stanchi ma felici della traversata piena di emozioni e della nuova isola da esplorare. Già, difficile annoiarsi ai Caraibi..

martedì 18 febbraio 2014

a Gros IIet non perdetevi la festa del venerdi' sera

Il venerdi sera a Gros Ilet (si pronuncia: groos-ilè, con la "o" strascinata e la "esse" dolce come un passion fruit maturo), qui a Saint Lùcia (accento rigorosamente sulla "u") è una istituzione da non perdere. In tutte queste Isole la fine della settimana si festeggia con una cena fuori, o almeno con una birra, ma preferibilmente con della buona musica dal vivo. Ma qui, in questo piccolo villaggio sul mare, è ancora più divertente. Stamattina ho provato l'ascesa ad uno dei "Pitons", coni vulcanici a picco sul mare, simbolo dell'isola e Patrimonio UNESCO, ma la fatica del sentiero, così ripido da necessitare di corde fisse in parecchi passaggi, e gli scrosci continui di pioggia che mi facevano temere un'altra scivolata come quella in cui ero incappato l'anno prima a Guadalupa, miracolosamente senza conseguenze, mi hanno fermato ormai a 3/4 dalla vetta. Adesso ho le ginocchia molli, dolori ovunque, ma è venerdì e non mi posso perdere lo spettacolo delle cuoche al lavoro, dei cibi fumanti, della musica e dei balli per strada, e della gente locale in giro per vendere qualcosa o solo per divertimento. E il cibo qui è particolarmente buono, ben speziato, per lo più cotto alla brace, che sia pesce, aragosta, pollo o braciole di maiale, o ancora qualcuna delle loro frittelle dal contenuto e dal gusto imprecisato, ma immancabilmente saporito e accattivante. Finiamo col ballare tutti, in mezzo alla strada, davanti a delle casse monumentali, tra musicisti improbabili, ballerini un pò brilli, turisti più o meno cotti dal sole, alcuni di passaggio, altri - si vede bene - veterani, velici o da spiaggia, stracciati o in tiro, ogni tipo di specie umana, stasera accomunati e travolti dal gusto per un reggae o una soca..

venerdì 7 febbraio 2014

Grenadine: covi segreti per tartarughe

ci devono essere le alghe più tenere e dolci dei Caraibi, alle Grenadine, se le tartarughe sembrano gradirle così tanto da riunirsi a decine, a Tobago Cays, a Petit st. Vincent, a Union, quasi indifferenti a noi intrusi. Ormai siamo quasi di casa, tra queste isolette, banchi corallini, scogli e villaggi tranquilli e sonnolenti, anche se quest'anno abbiamo "scoperto" ancora baie, ridossi e spiagge nuove, che non avevamo esplorato in precedenza. Come la laguna e la spiaggia sopravvento, deserte, di Mayreau, la Chatham Bay di Union, una lunga spiaggia con un piccolo resort (italiano) e tre ristorantini del tutto rustici in un anfiteatro verde senza una casa, o la piccola White Island a sud di Carriacou, spiaggia e barriera corallina, mangrovie e collinetta, in vendita per chi avesse 4 milioni di USD da investire. Divise tra le isole-stato di Grenada e di st. Vincent, sparse su un tratto di mare di 50 miglia per 10, le Grenadine sono ancora un paradiso della natura praticamente incontaminato. Non proprio sconosciute, in verità, considerato in numero crescente di charter che ormai le propongono e le frequentano, ma pur sempre un magnifico paradiso rimane. Oggi una bella bolina di 26 miglia da Mayreau e Bequia, 20 nodi di vento, due mani di terzaroli e il nostro ottimo fiocco olimpico bugnato un pò alto per evitare le onde, e 7 nodi e mezzo di velocità media.. Finalmente un po' di vela vera, dopo giorni di bagni e ozio tra questa isole ritrovate. E a sera cena con Lorenzo e Rossella, amici velici ritrovati, con davanti l'aricciola di 3kg buoni appena pescata da Niki con grande perizia, ed il consueto scambio di notizie, storie ed esperienze a completare l'atmosfera da navigatori ormai consumati di mari più o meno esotici..

mercoledì 5 febbraio 2014

il primo equipaggio va via e Bulbo matto riprende il mare

Sul tender, stretti tutti e sei, ci avviamo piano piano verso il pontiletto del ristorante, qui a Carriacou, dove ceneremo quest'ultima sera di questa nostra vacanza caraibica. Abbiamo di fronte la luminosità calda del tramonto, il vento è finalmente calato, un'altra giornata perfetta, quasi magica sta per terminare nel silenzio della baia. Nessuno ha voglia di parlare, ognuno segue i suoi pensieri, io tento un riassunto a beneficio di tutti: è stata una vacanza speciale, dalle difficoltà del rimettere in servizio Bulbo Matto in pochi giorni dopo quasi 8 mesi di riposo, al primo, impegnativo oceano fino a Grenada, dalla visita di quest'isola così verde e tranquilla agli ancoraggi nelle lagune di Tobago Cays, di Petit St. Vincent e di Mayreau, dal micro museo di Carriacou alla selvaggia Chatham Bay di Union, "scoperta" oggi verso pranzo. Dagli scrosci improvvisi di pioggia alla lezioni di vela. Un pezzo di vita insieme, più che una vacanza. Ci siamo trovati insieme praticamente per caso, siamo anche molto variegati nei caratteri e nelle esperienze, ma questo non ci ha impedito di andare molto d'accordo, di ridere e scherzare e di volerci alla fine molto bene, pure. Adesso sarà difficile separarci, per chi va via e torna alla vita "normale" ancor di più, ma in questo momento è meglio non pensare e questo e tornare in silenzio ai nostri recenti ricordi, goderci questa ultima luce del tramonto negli occhi mentre il tender si avvicina al pontile, e pregustare la cena che sta per arrivare, insieme al vino e alle immancabili risate..

martedì 4 febbraio 2014

Ci incanta ancora Carriacou..

Di Carriacou, di questa piccola, semplice, isoletta di Grenada avevamo già scritto l'anno scorso. Ci aveva colpito la schietta bellezza del paesaggio, la carineria della gente, la natura ancora poco rovinata dalla presenza dell'uomo e dal turismo. Quest'anno abbiamo speso qui altri giorni sereni, tra bagni nelle numerose isolette nei pressi, passeggiate su spiagge deserte, e chiaccherate serali con i navigatori di tutto il mondo a Tyrrell Bay, base obbligata di tutti i marinai, qui in sosta variabile da pochi giorni a parecchi anni. Abbiamo così meglio conosciuto panorami, sentieri, baie, genti usi e costumi dell'isola, assaporando ancor meglio l'atmosfera rilassata che già ci aveva tanto conquistato. Oggi un gran bagno del tutto soli a White Island, un'incantevole isoletta con tanto di spiaggia corallina, palme e mangrovie, acque di una trasparenza incredibile, pesci multicolori, razze e quant'altro. Tyrrell Bay è una comunità nella comunità, popolata dai caratteri più disparati, persone carine o strampalate, sapienti o disadattate, a volte geniali, che hanno lasciato la società civile per vivere in barca, senza affitti, tasse nè bollette, ma anche senza cinema, teatri o concerti che non siano quelli delle percussioni o delle "steel band" tradizionali. Gente che si arrangia come può, valorizzando i suoi saperi o inventandosene di nuovi, pur di recuperare quel poco che serve per vivere. Nella stagione degli uragani non ne rimangono che una quarantina, cioè una ventina di barche, che ad ogni avviso di burrasca si rifugiano tra le mangrovie lì vicino, per poi uscirne fuori uno o due giorni dopo, a pericolo scampato. Ogni venerdì sera qui si fà festa, musica, karaoke, birra e cena fuori. Ieri un gruppo di 5 fantastici percussionisti, con esercizi di danza e di acrobazia inclusi, con nuovi incontri, e scambi di esperienze, racconti di avventure e navigazioni. Giorgio e Pinuccia sono 10 anni che girano i Caraibi, 6,7 o anche 9 mesi l'anno. Mauro è arrivato quest'anno, pilota alitalia fresco di pensione. Dominique, francese, invece è 25 anni che è qui, ha trasformato il suo trimarano in un'officina meccanica fornita di tutto il necessario. In pratica un locale in legno galleggiante 10 metri per 6; è stimato e molto considerato da tutti. Daniela, titolare del miglior ristorante di Tyrrell Bay, una simpatia contagiosa, è anche la miglior fonte locale di informazioni, dal costo delle case, al miglior elettricista, agli eventi storici e sociali più importanti, dato che vive qui da 13 anni. Ognuno una sua storia, ognuno una croce, o, meno spesso, mi pare, una felicità da condividere. Per noi, insieme a tanto relax, una scoperta continua, umana, emozionale.