giovedì 27 dicembre 2018

Oceano, finalmente!

1000 miglia di traversata ormai non ci preoccupano più. Ne abbiamo fatte 10.000 i due anni passati, e già altre più di 1000 quest'anno. Ci resta per questa stagione quest'ultima navigazione oceanica dalle Galapagos al Mexico. Dopo più di un mese e mezzo quasi fermi, potendo stare solo all'ancora nelle tre sole baie autorizzate di San Cristobal, Santa Cruz e Isabela, la aspettavamo oramai con ansia Sam ed io. Oceano, finalmente! 

Sam si era preso un paio di giorni di riposo a terra, in albergo. Solo a bordo lo aspetto la mattina della partenza con una punta di ansia: e se non venisse? Se fosse sparito? È una simulazione di una eventualità impensabile evidentemente, Sam non mi pianterebbe mai, ma ci rifletto qualche minuto, cercando un "piano B" che a mare è sempre bene avere, ed è ormai mia assidua abitudine avere in ogni circostanza. Se succedesse non potrei certo lasciare la barca in sicurezza qui, impossibile. Devo tornare a casa e poi ho già il biglietto di ritorno da Messico tra 10 giorni. Bene, andrei da solo, ne sono certo. Non ho mai fatto grosse navigazioni in solitario, ma ormai ho una tale confidenza con la barca e con l’oceano che salperei senza indugio. Follia? Piuttosto rischio calcolato. Del resto mi sento molto più a rischio a guidare a velocità in un’autostrada con traffico pesante. Ma la simulazione finisce presto: Sam arriva puntuale, sorridente, affidabile come sempre. Due minuti dopo salpiamo e siamo in rotta!

Quante cose succedono in oceano! Siamo solo in due, ma resteremmo svegli tutto il tempo, se potessimo! Tecnicamente, non ci dovremmo aspettare problemi, se non per la mancanza di vento. E noi abbiamo carburante solo per 800 miglia, e un tempo limite definito. Confidiamo nei venti "papagayo" provenienti dal Costarica, che a metà strada potrebbero darci una bella spinta.

Partiamo quindi il 17 maggio, mattinata stupenda dopo giorni di "garua" tempo di pioggia finissima ma a volta anche torrenziale, che caratterizza questi mesi da maggio appunto, a settembre-ottobre. Salutiamo la foca che ormai si era così tanto affezionata alla nostra barca e alla plancetta di poppa, salutiamo i "boobies" zampe azzurre (sule), l'ancoraggio di Isabela così protetto dell'ultima settimana, e partiamo. 

A neanche 10 miglia, nello specchio della bonaccia, la prima meraviglia, una manta meravigliosa quasi sotto la barca, enorme, nera sopra, candida sotto, visione magica! Due minuti dopo un'altra! E poi decine e decine di tartarughe, a sonnecchiare a pelo d'acqua, anche loro a godersi il sole ed il caldo del mattino...


Abbiamo deciso di fare il giro ad ovest di Isabela, speriamo di vedere altre coste, altri animali, l'isola Fernandina, e a nord, Wild e Darwin, le più remote e piccole, a nord, vicino alla nostra rotta. Tra Isabela e Fernandina il vento fa i capricci, i temporali ci assediano da tutte le parti, col buio decidiamo di aggirare prudentemente Fernandina all'esterno, piuttosto che transitare nell'angusto canale che la separa da Isabela. Piove a dirotto. Buio assoluto. Ma la mattina dopo siamo oltre, sotto l'estremità nord ovest di Isabela, coni vulcanici da ogni parte, colate nere di lava inframmezzate da strie di cespugli verdi: una visione di una bellezza selvaggia che lascia senza fiato. 

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