domenica 23 dicembre 2018

Galapagos prime impressioni

Quindi abbiamo raggiunto anche questa mèta. Se Panama ci era sembrato un traguardo immensamente lontano, ora siamo anche oltre.   E ovviamente ci sarebbe molto "oltre" ancora. In baia qui, a San Cristobal, ci sono 4-5 barche a vela, non di più, oltre quelle da pesca e da lavoro dei locali. Tutte tranne noi sulla rotta verso le Marchesi, 2800 miglia, e la Nuova Zelanda o l'Australia, altre 6000 circa. Ogni qualche giorno una barca parte, una arriva. Due gli italiani in questo momento oltre me. Paolo, romano, una bella barca in alluminio, per un progetto di giro del mondo in tranquillità. E Nanni, torinese, un vero navigatore su una barca in acciaio in arrivo dal Messico dopo aver fatto, udite udite, la Groenlandia ed il passaggio a Nord-Ovest fino in Alaska, primo italiano a compiere questa rotta mitica. E con in testa il progetto di completare il giro artico andando dal Giappone alla Norvegia via Siberia: un giretto da nulla...

Ma il fatto vero è ormai evidente e confermato: i miti non esistono, al più sono creati dai racconti dei protagonisti stessi, o dagli scrittori, o dal marketing del turismo e dell'avventura. Così anche per le Galapagos. Alex sbarca, forse stanco della convivenza forzata di bordo: peccato, è stata una bella compagnia. Dice, con una punta di polemica, che è "felice di riguadagnare la sua libertà". Sam, col suo humor tipicamente inglese, prontamente gli risponde che anche noi siamo "felici che lui riguadagni la sua libertà". Insomma un divorzio consensuale senza conseguenze. Succede, in barca, a volte con liti e tensioni.

Oggi qui per me e Sam è la prima gita col ranger, e le prime due immersioni al Kicker Rock, uno scoglio veramente impressionante, a picco sopra e sott'acqua, a nord di San Cristobal. Uccelli, squali martello e pinna bianca piuttosto grossi, luce di taglio tra le fenditure delle rocce, leoni marini ci sfrecciano accanto sempre a caccia di pesce. Molto molto selvaggio, scenico, speciale.

Ieri una passeggiata al centro visitatori, ben fatto, offerto pochi anni fa dalla cooperazione spagnola, appena fuori del piccolo abitato. Incredibile la storia dell'arcipelago, con parecchi tentativi (falliti) di colonizzazione che si sovrappongono ad un lungo periodo di sfruttamento delle risorse naturali durato fin quasi all'estinzione di foche, tartarughe e balene. Poi l'istituzione del Parco Naturale forse più controllato e protetto del mondo (a ben ragione) che è anche allo stesso tempo un sfruttamento economico in piena regola ed una grande operazione di marketing turistico. Tra tasse e servizi abbiamo pagato ben 1400€, ci hanno fatto un'ispezione meticolosa all'inverosimile, dentro, fuori e sotto la barca, e ci hanno tassativamente proibito quasi tutto, tranne che stare alla boa nelle uniche tre rade a tal fine destinate, di fronte agli abitati delle tre isole maggiori. Con queste tasse non è raro sapere di barche che tirano dritto per la Polinesia senza fare sosta, oppure che sostano abusivamente in qualche remoto ancoraggio, a rischio di multe salate.

La cosa che ci aveva colpito di più costeggiando San Cristobal a nord, arrivando da Panama e da Malpelo, era l'assoluta assenza di tracce umane lungo i 50km di costa. Un tappeto verde di bassa vegetazione da clima semiarido con qualche alta formazione del tutto arida di roccia lavica qui e là di fresca eruzione. Ė di roccia lavica anche Kicker Rock, dove ci siamo immersi, e un promontorio poco lontano anch'esso a precipizio verticale sul mare. Ovunque i leoni marini endemici dell'isola, simpatici bestioni dalla mimica quasi umana e la voce ragliante, i pellicani, i granchi saltanti, capaci anche di andare avanti e indietro e non solo di lato. E le iguane marine, evoluzione locale di quelle terrestri, capaci di apnee anche di 30 minuti a 30 metri di profondità. E ancora non abbiamo visto quasi niente! 


Ancora una volta meglio lasciar perdere i miti, sorvolare sugli aspetti prosaici ed economici e goderci la natura come ci si presenta, nella sua stupenda diversità, come sempre ce la godiamo quando l'uomo non la distrugge, quando non occupa territori che non gli apparterrebbero.

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