domenica 4 maggio 2014

Cuba meravigliosa, immersioni al reef di santa Maria La Gorda

Arrivare nel parco marino di Guanahacabibes, gli indios che per primi abitarono questo paradiso di mare e foresta, nel profondo sud ovest caraibico dell’ immensa isola di Cuba, non è poi così semplice. Per fortuna ci accompagna un autista ( auto particular, qui caldamente consigliate) Sono cinque ore buone d’ auto da Havana, attraversando la regione del tabacco della provincia di Pinar del Rio, una delle più densamente coltivate al mondo . Il governo socialista assicura un discreto seppur minimo livello di vita ai campesinos, anche se la terra si ara con i buoi e l’ aratro, e solo la canna da zucchero si taglia con una grossa macchina meccanica. IL resto, è duro lavoro della mano dell’ uomo. Sino alla cittadina di Pinar si rulla bene su un’ autocarrettera, poi ci si perde tra villaggi agricoli colorati con casette di legno a schiera, senza più alcun cartello stradale, con carri e biciclette che di continuo ti tagliano la strada.. Quando, infine, si lascia la campagna e si entra in un bosco foresta fitto e ombroso, si oltrepassa il piccolo centro visitatori del parco, si sente già odore di mare selvaggio, e si percepisce che orami si è prossimi alla meta. Il mar dei Caraibi qui è protetto dalla barriera ed ha un colore incredibile, la sabbia è bianca come borotalco, il fondale che per alcune centinaia di metri è basso, crea sfumature di verde –azzurro spettacolari prima della scarpata che precipita nel profondo blu. Il golfo delimitato dal Cabo Corrientes è immenso, a stento si intravede la punta più ad ovest con il piccolo centro di pescatori ed un altro hotel della compagnia di stato Gaviota, sul lato di Cabo S.Antonio. Ma è il reef di Santa Maria La Gorda, forse il primo per notorietà tra i sub che vengono qui a Cuba, la nostra meta finale. Qui non esiste alcuna forma di inquinamento e se il reef corallino è a tratti rovinato, lo è solo a causa degli uragani, l’ ultimo che si ricordi a Cuba è del 2003. Per sedimentare la ben frizzante atmosfera della capitale Havana, e dalla navigazione a vela tra i Cayos dell’ arcipelago dei Cannareos , dopo otto giorni di sole, onde, vento, snorkeling, stelle e musica cubana, nonchè un bel numero di mojitos accumulati, ci concediamo un pò di terraferma, il riposo sotto le palme, il silenzio dei fondali, l’ incanto del reef. Protetto dagli anni 70, il parco marino si estende per 15.000 ettari lungo tutta la costa, e deve il suo nome ad una donna, Maria La Gorda, che accolse e nutri’ un naufrago spagnolo a fine 700. Si dice che in queste acque profondissime i relitti spagnoli inesplorati siano ancora centinaia. Le immersioni proposte dal centro sub sono piuttosto semplici, tra i 15 e i 25 metri. Si scende in mezzo a veri giardini di corallo, intatti come acquari, oppure sul bordo del reef. Già a pochi metri si trovano formazioni coralline attaccate alle rocce che formano cunicoli e lagune, e come dicono gli istruttori locali, di coralli se ne vedono almeno 30 varietà diverse. Il più raro di enormi dimensioni è il corallo nero, che vive anche a 10 metri, circondato da gorgonie spettacolari viola, verdi e gialle. Le barriere sono popolate da ogni forma di vita tropicale: cernie, pesci pappagallo, red snappers, pesci leone ed enormi barracuda, grandi carangidi, pesci angelo di diversi colori e forme. Qui il turismo subacqueo è ben diluito nel corso della stagione, il disturbo alla fauna praticamente inesistente, e si percepisce che l’ ecosistema gode di un perfetto equilibrio. Solo i reef dei Jardines de la Reina godono di maggiore notorietà tra i sub più esigenti, mentre Cayo Largo pur essendo meta di massa con i suoi grandi alberghi e l’ aeroporto internazionale, conserva comunque tutto il suo patrimonio naturale subacqueo. Basta allontanarsi dalle spiagge più frequentate ed avventurarsi nei cayos a poche miglia, Iguana de l’ Este, Cayo Rico, Cayo Cantiles e Cayo Rosario. Le lagune ed i reef affioranti di fronte al Marina, Hijo de los Ballenatos e Recife, sono perfetti acquari tropicali, con acqua tiepida, limpidissima e dai colori inaspettati. Ma per provare emozioni più forti, non bastano pinne e maschera, bisogna immergersi lungo le shoals, le cadute esterne di corallo dove il blu si inabissa oltre i cento e più metri, per sentire l’ emozione della vita dell’ oceano scorrere nelle vene. Qui non è raro vedere danzare tartarughe caretta di discrete dimensioni , e squali di diverse specie, ci sono tutti lungo le coste di Cuba, tranne il più aggressivo, lo squalo bianco. Gli istruttori del centro di Buceo di Maria La Gorda, molto attenti alla sicurezza, scherzano poco, non vanno in acqua con più di tre coppie per gruppo, e per soli 40 minuti, il briefing è minimale, il rientro e la sistemazione dell’ attrezzatura si svolge in silenzio, ma basta aspettare l ‘ora del tramonto al bar sulla spiaggia per poter scambiare due chiacchere con i cubani sui segreti di questo mare ancora così vivo, avvolti dal caldo abbraccio del vento tropicale e della natura intorno per abbandonarsi ad un felicissimo, completo relax.

Nessun commento:

Posta un commento