lunedì 10 marzo 2014

Saba, la Stromboli dei Caraibi

Saba mi ricorda Stromboli, in versione caraibica.
Strana definizione, vero? Eppure non riesco a pensarne una migliore.. Ex vulcano, piccola, scoscesa e impervia se possibile ancor più di quel gioiello che arricchisce e ci arricchisce tutti, giù da noi in Sicilia, Saba fu colonizzata solo nel '600 dagli olandesi, che per primi apprezzarono la fertilità dalle poche aree pianeggianti e la sicurezza del luogo, dovuta proprio dalla mancanza di spiagge, per insediarvisi a dispetto di tutti gli altri inconvenienti, innanzi tutto un isolamento ancor oggi marcato ed quasi inevitabile. Basti pensare che solo sentieri e gradini davano accesso ai 3 villaggi e alle case sparse dell'isola, fino a quando, negli anni '40, dopo 20 anni di lavori, fu completata la prima strada carrabile, fino a quel momento definita "impossibile", realizzata interamente a mano da 20 operai locali arruolati dal governo olandese a turno per 3 settimane alla volta. Negli anni '60 invece si riuscì a realizzare perfino un minuscolo aeroporto, la pista commerciale più corta del mondo, un fazzoletto di appena 400 metri su un promontorio a strapiombo, neanche a dirlo, sulla scogliera. Oggi, dal 2010 tornata a tutti gli effetti ad essere territorio nazionale olandese dopo una breve parentesi indipendentista, ancora ben pochi conoscono questo minuscolo angolo dei Caraibi (5 kmq!) già noto invece agli amanti delle immersioni e del trekking. L'anno scorso non riuscii ad approdarvi a causa del troppo vento, quest'anno ho fatto una deviazione di proposito per conoscerla. Ed è stata una piccola avventura. Intanto, appunto, lo sbarco: lasciata la barca ad una delle boe della riserva marina, con le cime che stridevano per il troppo vento anche quest'anno, col tender riesco in qualche modo, non so come, ad approdare surfando sulle onde su una spiaggetta ai piedi di una parete lavica vertiginosa, chiedendomi come avrei fatto poi a venderne fuori. Mi ero fatto mandare un taxi, facciamo quindi una salita tipo rampa di garage che ci porta a "The Bottom" il villaggio che fa da capoluogo, 500 abitanti, casa del governatore, ambulatorio, strutture civiche, chiese e abitazioni in pietra e legno a prova di uragano stile nord Europa 18º secolo. Tutte costruzioni ben messe, abitate e con giardini fioriti. Poi, ancora oltre, il villaggio più attivo, Windward Side, con alberghetti e ristoranti. Trovo anche un Lions Club che mi dicono molto attivo nel sociale, mi presento a Guy Johnson, uno dei Lion più noti, 80+ anni ben portati, padre del governatore attuale, da molte generazioni orgogliosi abitanti di Saba. Ci scambiamo gagliardetti e distintivi: li porterò al mio Presidente al mio ritorno.. Sono affascinato delle dimensioni lillipuziane di questa comunità, dall'affabilità delle persone che incontro, dal paesaggio così impervio, niente palme ma comunque e sempre tanta natura, mare in tutte le direzioni.. Il ritorno in barca conferma le mie preoccupazioni: un'onda mi risbatte indietro, il tender cappotta sopra la mia testa, meno male che è leggero, ma il motore e il cellulare vanno sott'acqua come me, riparto a remi e finalmente, colato fradicio e sfinito, al tramonto, torno in barca sano a salvo.. Ma non posso lasciare l'isola, l'indomani, senza prima aver fatto due magnifiche immersioni in queste acque cristalline: anfratti, massi e pareti a picco sopra e sotto il mare, coralli e pesci di ogni tipo, tartarughe, aragoste, barracuda, murene, razze, "red snappers", e chi più ne ha più metta..

1 commento: